Mancini (famiglia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Mancini
D'azzurro, a due pesci d'argento, in palo (Mancini di Roma)
StatoStato Pontificio (bandiera) Stato Pontificio
Regno d'Italia
Regno delle Due Sicilie
Italia (bandiera) Italia
Regno di Francia
Francia (bandiera) Francia
Titoli
EtniaItaliana
Rami cadetti
  • Mancini di Napoli
  • Mancini di San Vittore
  • Mancini di Roma
  • Mancini di Sicilia
  • Mancini di Nevers

I Mancini sono una famiglia nobile italiana originaria di Roma e con numerose diramazioni, soprattutto in Italia meridionale[senza fonte] e in Francia.

Nella loro storia, i Mancini ricevettero numerosi titoli e feudi: duca di Nevers e Donzy, principe di Vergagne e del Sacro Romano Impero con il trattamento di Altezza serenissima, pari di Francia, grande di Spagna di prima classe, marchese di Fusignano, conte di Montefortino, visconte di Clamecy, barone di Tardello, Tumminii e Ogliastro, signore di Claye-Souilly, nobile romano, patrizio veneto ecc. Furono insigniti dell'Ordine del Toson d'Oro, dell'Ordine dello Spirito Santo, dell'Ordine di San Michele, del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, e tanti altri.

Stemma della famiglia Mancini de Lucij
Stemma della famiglia Mancini-Mazzarino

Ramo di Napoli

[modifica | modifica wikitesto]

Ebbe per fondatore Domenico Nicola Mancini che fu creato Marchese di Fusignano nel 1535 dal Principe Francesco d'Este, figlio di Alfonso I d'Este e che si trasferì nel Regno di Napoli nel 1527. Domenico Nicola III, 5º Marchese di Fusignano, ottenne il titolo di conte per tutti i maschi della famiglia nel 1745 dal papa Benedetto XIV. Il membro più illustre fu il Conte Pasquale Stanislao Mancini, 8º Marchese di Fusignano, giurista, scrittore e tre volte ministro del Regno d'Italia.

Ramo di San Vittore

[modifica | modifica wikitesto]

Ebbe per fondatore il Conte Antonio Filippo Luigi Mancini dei Marchesi di Fusignano, 1º tenente della Gendarmeria Reale dell'Esercito borbonico nel 1850 e signore del castello di San Vittore nel Regno delle Due Sicilie; il membro più illustre fu il Conte Antonio Eugenio Andrea Mancini (1915-1990), eroe della seconda guerra mondiale e Croce al merito di guerra: il ramo è tuttora fiorente.

Mancini di Roma

[modifica | modifica wikitesto]

Il cognome Mancini, risale al XV secolo con Lorenzo di Pietro che fu conservatore di Roma nel 1418[1], derivante come sinonimo e patronimico della famiglia romana "de Omnia Sancti" testimoniata almeno dal XIV secolo[2], le cui origini si fanno risalire probabilmente all'XI secolo. Erano anche chiamati de Lucij, Lucii[3][4][5], Luci o Lucci[6]. Cambiarono nome solamente a partire dal XVI secolo, e il motivo araldico dei pesci lucci che alzano nello stemma dei Mancini richiama il cognome originario della casata. Il primo rappresentante della famiglia sembrerebbe essere Lucio Mancini che visse nel 990. Molti membri della famiglia furono Conservatori all'Urbe, ufficiali reggenti lo stato con grande autorità. La famiglia dette inoltre due vescovi — Antonio Mancini, vescovo di Venafro e Matteo Mancini, vescovo di Sora — e nei secoli ebbe varie diramazioni (a Fermo dal 1160 diede alla città Priori, Consoli, Gonfalonieri e Dottori).
L'umanista Marco Antonio Altieri (1457-1537) ne Li Nuptiali, un'importante raccolta di notizie sulla Roma cinquecentesca, con classificazione delle famiglie nobili, li annovera fra le principali famiglie nobili romane. Raggiunsero una considerevole importanza in seguito alle nozze, nel 1634, di Michele Lorenzo Mancini con Geronima Mazzarino, sorella del potente cardinale Giulio Mazzarino, uomo politico francese di origine abruzzese. La casata fu inoltre ricevuta agli Onori della Corte di Francia durante il XVIII secolo.

Ramo di Sicilia

[modifica | modifica wikitesto]

Il ramo fu originato da Giacomo Mancini che, nel 1256, si trasferì in Sicilia per sfuggire alle persecuzioni di Vitelleschi, tiranno di Roma; da lui discesero i baroni di Tardello, Tumminii e Ogliastro. Il ramo si estinse nel XVI secolo.

Un secondo ramo siciliano ebbe origine da Francesco Mancini, consanguineo del cardinale Giulio Mazzarino, che si trasferì a Catania nel XVII secolo come Procuratore Generale del Principe Marco Antonio Colonna e della di lui consorte Isabella Gioeni. La famiglia fiorì a Catania nei secoli successivi come testimoniato dalle citazioni ai Mancini nella toponomastica della città etnea. Il ramo tuttora fiorente porta il cognome Mancini de Lucij.

Ramo di Nevers

[modifica | modifica wikitesto]

Originato da Michele Lorenzo Mancini (morto nel 1660 circa), barone romano, negromante e astrologo, sposato a Geronima Mazzarino (1614–1656), sorella del cardinale Giulio; proprio quest'ultimo introdusse la famiglia alla corte di Francia. Dal matrimonio nacquero:

Tra i loro discendenti ci furono anche il cardinale Francesco Maria (1606–1672), che fu fondamentale per l'elezione al soglio pontificio di Papa Alessandro VII, e Luigi (1716–1798), generale, diplomatico e scrittore oltre che duca del Nivernese, principe di Vergagne e del Sacro Romano Impero e cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro e dell'Ordine dello Spirito Santo.

Mancini di Roma

D'azzurro, a due pesci in palo, d'argento.[8]

Mancini di Milano

Inquartato: nel 1º e 4º d'azzurro, a due pesci nuotanti al naturale, l'uno sull'altro; nel 2º e 3º d'argento, a due caprioli di rosso; colla fascia d'oro attraversante sull'inquartatura e caricata di un'aquila di nero. Cimiero: Un'aquila uscente di nero.[8]

Mancini di Napoli

Partito: nel 1º di rosso, al leone al naturale, linguato di rosso, e sostenente colle branche anteriori una spada nuda in palo; nel 2º d'azzurro, a due pesci al naturale, posti in palo, e colla testa volta verso il capo.[8]

Lo stemma della famiglia Mancini ha ispirato quello del comune francese di Liernais.

  1. ^ Claudio De Dominicis, Membri del senato della Roma pontificia. Senatori, Conservatori, Caporioni e loro Priori e Lista d’oro delle famiglie dirigenti (secc. X-XIX), p. 35; lastra tombale nella cappella di S. Giacomo presso la Basilica di Santa Maria in Aracoeli: Hoc opus fecit fieri nobilis vir Laurentius Petri Omnia Sancti, alias dictus Mancino de Lutijs te(m)pore domini Eugenij papae IV anno MCDXLI Iuvenalis de Urbe Veteri me pinxit, Fabrizio Federici, Il perduto «quadro grande» di Giovenale da Orvieto nella cappella Mancini all’Aracoeli
  2. ^ Rome aux XIIIe et XIVe siècles. Cinq études réunies par Étienne Hubert, p. 189.
  3. ^ Karl Schellhass, Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, Deutsches Historisches Institut in Rom, Roma, M. Niemeyer, 1993, p. 517.
  4. ^ Claudio Rendina, Le grandi famiglie di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2004, p. 399.
  5. ^ AA.VV., Recueil des discours, rapports et pièces diverses, Académie Française, Parigi 1841, p. 1086.
  6. ^ «Con il cognome Luci, di Lucio e Lucci, nei Fasti Capitolini, vengono menzionati Terzio di Lucio (1427) e Luzio Luci (1512)»: Teodoro Amayden, La storia delle famiglie romane, volumi 1-2, Roma, 1910, p. 39.
  7. ^ Dizionario biografico cronologico: Donne illustri, vol. II, Milano, Nicolò Bettoni, 1822, p. 279.
  8. ^ a b c G.B. di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, vol. II, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1886, p. 60.
  • T. Amayden, La Storia delle Famiglie Romane (con note ed aggiunte di C. A. Bertini), Roma, 1907.
  • Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, vol. II, Arnaldo Forni, Bologna, 1886-1890.
  • Albo d'oro delle famiglie nobili italiane, vol. XII, 1984, p. 393, e vol, XIII, 1992, p. 450.
  • Dott. A. Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, Bologna 1912-1915 e Palermo 1915-1918 Vol. I (A-M )
  • De La Chenaye-Desbois e Badier, Dizionario della Nobiltà, III edizione, tomo 13, Parigi, 1868.
  • Claudio Rendina, Le grandi famiglie di Roma, Roma, Newton & Compton Editori, 2004.
  • Giulia Datta De Albertis, I favolosi Mancini, nipoti di Mazzarino alla ribalta europea, Milano, Ceschina, 1969.
  • (FR) De la Chenaye-Desbois, Dictionnaire de la Noblesse, seconda edizione, vol. 9, Parigi, 1775, pp. 468–469, 672-673.
  • Pompilio Dottore e Mariano Bocchini, I Conti Mancini di San Vittore, Delta 3 Edizioni, 2020, ISBN 978-8864368153.
  • Pompilio Dottore, Il Casato Mancini, Delta 3 Edizioni, 2022.
  • Pompilio Dottore, I Mancini e il Castello di San Vittore (Album Fotografico), Delta 3 Edizioni, 2024.
  • Giuseppe Tricoli, La Deputazione degli Stati e la crisi del Baronaggio Siciliano, Palermo, Fondazione Culturale "Lauro Chiazzese" della Cassa di Risparmio V.E. per le Province Siciliane, 1966, p. 299.
  • Mariano Foti, Ognina, storia ricerche impressioni, Catania, Edizioni Chiesa-Mondo, 1996, pp. 191-194.
Fonti
  • Archivio Mancini di San Vittore, 204 buste, secc. XIX-XX: archivio gentilizio privato dei conti Mancini del ramo di San Vittore contenente documenti cartacei di fine '800 ed inizi del '900 relativi alle attività di famiglia, documentazione relativa alla gestione ed amministrazione dei beni della famiglia e a varie attività imprenditoriali fondamentale per una storia economica del Lazio meridionale e di San Vittore allora facente parte integrante del borbonico Regno delle Due Sicilie, elenco dei beni di famiglia in Francia, in Belgio, nello Stato Pontificio, nel Regno di Napoli, in Sicilia e in Piemonte, tavole genealogiche accurate, elenco di titoli nobiliari, motti e stemmi della famiglia, notizie storiche sulla stessa e di varie famiglie loro imparentate, documentazione del ' 700 relativa alla gestione del ducato di Nevers, fonti storiche, registri e "Istrumenti" relativi alle vicende della famiglia, e lettere.
  • Archivio di Santa Maria Nuova: archivio ecclesiastico contenente un Istrumento romano con menzione della famiglia del 1061.
  • Archivio Mancini de Lucij di Catania.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Storia di famiglia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di storia di famiglia